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vestire gli ignudi 911


a chi, dopo aver provato giustamente, come chiunque, leggendo la tua storia disgraziata, sdegno e vergogna della mia condotta fino a chiudermi la porta in faccia, ora si pente e manda qua ambasciatori!

Grotti. Ma no! Io non sono qua per questo!

Ersilia. E io le ho detto che la sua condotta a mio riguardo non è stata affatto la causa di quel mio atto disperato!

Franco. Non è vero!

Ersilia. Come! Qua c’è il signor Nota testimonio...

Franco. Ah, che tu l’abbia detto, sí!

A Grotti:

Le cose piú orribili m’ha detto di sé, quelle che «nessuno confida neanche a se stesso!» — Ma io ho la mia coscienza; anche se la tua, per il male che puoi avermi fatto, t’impone di respingermi! E la mia coscienza, per qualunque cosa egli indica il Grotti possa dirti o che tu possa dirgli mettendovi d’accordo nell’interesse d’altri, non cangia! Ecco, volevo dirti questo.

A Ludovico:

E ora andiamo. Io so che lei è con me e m’approva. —

A rivederla, signor console!

S’avvia verso la comune.

Grotti (chinando appena il capo). A rivederla.

Ludovico (che s’è accostato a Ersilia, le dice piano, con tono d’amorevole conforto): Io andrò intanto a occuparmi di quella sua valigia. Spero di riportargliela tra poco.

Ersilia (commossa). Sí, grazie. E mi scusi, signor Nota.

Ludovico. Ma non dica!

A Grotti:

A rivederla.

Grotti. La riverisco.

Via per la comune Ludovico e Franco. Subito, appena la comune si richiude, Ersilia fa come per rannicchiarsi e trema tutta, sogguardando con paura il Grotti che si volta brusco a fulminarla con gli occhi, sdegnato e fremente. Non resistendo a questo sguardo,