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Ersilia (c. s., esasperata). Ma lasci il mio stato! Le ho detto che lei non ha nessuna ragione di stare qua; e mi piace ripeterglielo ora davanti a lui, e che lui sappia che il mio sdegno è appunto per codesta sua ostinazione a non volerlo capire!

Franco. Sí, ti piace ripetermelo, perché sai che il padre della mia fidanzata è andato a trovarlo?

Ersilia (restando). No! Io non lo so!

Guardando smarrita in un violento turbamento il Grotti e stentando a dominarsi:

Ah... e lei... lei gli ha parlato di me?

Grotti (freddo, composto). No, signorina: gli ho promesso che sarei venuto a parlare a lei.

Franco (subito, con forza). Ah, è inutile, sa!

Ersilia (con scatto imperioso di sdegno). Mi lascino parlare da sola col signor Console!

Immediatamente, con altro tono a Ludovico:

Io la prego, signor Nota...

Ludovico. Eh, per me...

e fa per avviarsi

.

Franco (a Ludovico, risoluto, trattenendolo). No, no! Aspetti!

A Ersilia, con rigida fierezza:

Io me ne vado;

a Grotti:

ma voglio dir prima qua al signor Console perché lo riferisca a chi vuol saperlo, che è inutile; inutile, perché non deve dirlo lei

indica Ersilia,

ma devo dirlo io!

A Ersilia:

E questo lo sostengo e fermamente anche davanti a te! Finora ho pregato, ho supplicato, mi sono rassegnato a sentirti dire, straziandomi, le cose piú crude; ma ora basta; ora ti parlo anch’io diversamente! — Tu sei padrona d’allontanarmi, ma questo non vuol dire che io debba ritornare