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vestire gli ignudi | 901 |
Oh, guardi che la poverina non ha piú nulla con sé. Le hanno sequestrato la valigia; all’albergo, non so, o in questura. Bisognerebbe incaricarsi di ritirarla!
Ludovico. Sí, sí, ci penseremo.
Onoria. Ma presto, oggi stesso! È...
Sta per dire: nuda, si trattiene; esclama:
Franco. Ci penserò io, ci penserò io!
Onoria. Credo che sarebbe meglio ci pensasse lei, signor Nota.
Ludovico (di nuovo seccato). E va bene!
Riprendendosi, con altro tono:
Allude a Ersilia.
Onoria. Per carità, sia buono!
Ludovico (con stizza). Ah, mi piace! È lei, ora, a raccomandarmela; lei che jeri...
Onoria. Ma jeri io non sapevo! Mi pare, Dio mio, come quando per istrada si vede tra una frotta di canacci capitare sperduta una bestiolina, che tutti — non si sa perché — piú è mansa, e piú le saltano addosso e la addentano, la strappano. È cosí smarrita, avvilita, poverina!
Ludovico (c. s.). Ma anche a me, capirà, pare adesso un’altra cosa.
Onoria. Chi? Lei?
Allude, con pena, a Ersilia.
Ludovico. Ma tutta questa storia, che m’ero immaginata finita, e cosí diversa! Non si può dar di peggio. Prima, il giornalista con la sua cronaca; ora qua il signore
indica Franco;
A Franco:
Franco. Ma il console Grotti è dunque qua?
Ludovico (con vivacità per dare ragione della sua stizza). Qua,