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vestire gli ignudi 887


Dovete vedere, scusate, signorina, l’attenzione che ho voluto avere per voi. Sono venuto qua per sapere come debbo regolarmi contro il reclamo e la minaccia di questo signore.

Ersilia (balzando in piedi, con uno scatto convulso d’ira e d’indignazione, dice quasi a denti stretti): Ma non ha nulla da reclamare, nulla da minacciare, lui!

Cantavalle. E tanto meglio, allora! tanto meglio!

Ersilia (subito abbattendosi sulla greppina). Ah Dio... Come mi sento male... come mi sento male!

Presa da un pianto fitto, improvviso, scatta rabbrividendo di tratto in tratto come in brevi nitriti, che pajono anche risa, e infine s’abbandona priva di sensi.

Ludovico (correndo a lei, premuroso, col Cantavalle, a sostenerla, a confortarla). Ersilia, Ersilia! No!

Cantavalle (c. s.). Signorina! Ma no! Per carità! State tranquilla!

Ludovico. Che hai? No! Non piangere cosí!

Cantavalle. Non ce n’è ragione, signorina!

Ludovico. Oh Dio, sviene! Chiami, chiami la signora!

Cantavalle (correndo alla comune). Signora! Signora!

Ludovico (gridando). Signora Onoria!

Cantavalle. Signora Onoria! Signora Onoria! Esce.

Ludovico. No, no, Ersilia! Dio mio! Sii buona, sii buona... Non è nulla!

Rientra Cantavalle con la signora Onoria che reca in mano una fialetta di acqua antisterica.

Onoria. Eccomi! Eccomi! Oh, povera figliuola! Le reggano la testa. Ecco, cosí! Povera figliuola!

Le fa annusare l’acqua antisterica.

Lo dicevo loro di non farla parlare, di non turbarla!

Cantavalle. Ecco, ecco che rinviene!

Ludovico. Bisogna portarla di là, a letto!

Onoria. Aspetti, aspetti!

Ludovico. Ersilia!

Onoria. Su, su, figliuola mia! Ecco che è passato tutto! Su!