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Onoria. Proprio qua sotto le finestre! Che spavento!

Cantavalle. È morto.

Onoria. Ah, è morto? è morto?

Cantavalle. Sissignora. Prima d’arrivare all’ospedale.

Onoria. E chi era? chi era?

Cantavalle. Ancora non si sa.

Rivolgendosi a Ersilia:

Signorina, mi permettete che io mi compiaccia — non solo con voi, del vostro scampato pericolo — ma un poco anche con me? Eh sí, della bella fortuna che ho avuto, e che è ridondata in tanto vostro favore: dico d’aver Commosso con la mia povera prosa, raccontando la vostra storia pietosissima, un illustre scrittore!

A Ludovico:

Ma che pazzia, Maestro, va dicendo quel vostro amico? Voi avete commessa la vostra piú bella azione!

Rivolgendosi di nuovo a Ersilia:

E non vi potete immaginare, signorina, il piacere che ne ho!

Ersilia. Sí, è stata veramente per me una fortuna.

Ludovico. Lasciamo andare, lasciamo andare!

Cantavalle. No, Maestro! Per tante ragioni! Una fortuna, perché possiamo avere adesso la vostra testimonianza. Vi par poco? Ora vi dirò... Se posso parlare qua davanti alla signora...

Accenna alla signora Onoria.

Onoria (contrariata). Mi ritiro, ma... badi che la signorina in questo momento...

Ludovico. Ti senti male?

Onoria. Si sente molto male!

Ludovico. Che ti senti?

Ersilia. Non so... non so: sudo freddo. Ho qui una smania...

Onoria. Ma venga, dia ascolto a me; venga con me di là...

Accenna all’uscio in fondo.

Ersilia. No, no...

Onoria. Ma sí, si metterà a letto...

Ludovico. Vai, vai, se ti senti cosí male.