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880 | maschere nude |
matrimonio, l’impressione di questo tradimento, cosí crudo, inaspettato, fu tanta, che — m’avvilii. Non avevo piú neanche due lire nella borsetta; e... andare come una mendicante...
Si porta il fazzoletto agli occhi. Poi, fissando il vuoto:
Ludovico. Via, via, via! Non bisogna piú pensare a codeste cose, adesso! Su, animo!
Ersilia (dopo una pausa, con un sorriso mestissimo). Sí, ma almeno almeno fammi esser «quella»!
Ludovico. Quella, chi?
Ersilia. Quella che tu immaginasti. Dio mio, se fui, almeno una volta, qualche cosa, per come tu hai detto, voglio essere io, nel tuo romanzo; io «questa», come sono! Mi pare un tradimento, scusa, che tu ci debba vedere un’altra.
Ludovico (ridendo). Oh, bella! Come un’appropriazione indebita, ti pare?
Ersilia. Ma sí, dei miei casi, della mia vita; io che non volli piú viverla; io che ne soffrii fino alla disperazione, scusa, ho diritto, mi pare, di vivere almeno nel racconto che tu ne farai che sarà bello, oh bello come quell’altro tuo romanzo che ho letto... — aspetta... com’è intitolato?... ah, «L’Esclusa», ecco, «L’Esclusa».
Ludovico. «L’Esclusa»? Eh no, carina: sbagli. «L’Esclusa» non è un romanzo mio.
Ersilia (restando). Non è tuo?
Ludovico. No.
Ersilia. Oh guarda! Mi pareva...
Ludovico. È di Pirandello: scrittore, che io anzi particolarmente non posso soffrire.
Ersilia (mortificata, si copre il volto con una mano). Oh Dio...
Ludovico. Ma no, ma no! Non te ne curare. Avrai confuso.
Ersilia (con la mano ancora sul volto si mette a piangere).
Ludovico. Ma dici sul serio? Ne piangi? Eh via! Che vuoi che me ne importi, se hai sbagliato, attribuendomi un brutto romanzo che non ho scritto?