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Perché forse è vero?

Ersilia (nascondendo il volto tra le mani e tremando dall’onta e dal ribrezzo). Sí...

Ludovico (quasi tra sé, in fretta, compiaciuto). Ah, guarda... guarda com’ho intuíto giusto!

Poi di nuovo, addolorato, ansioso:

Scendesti di sera nella strada?

Ersilia (c. s.). Sí... sí...

Ludovico (c. s.). E fu... cosí, con uno della strada? con uno... con uno qualunque che passava?

Ersilia (senza scoprir lafaccia). E... e dopo... non saper come fare, dopo...

Ludovico (subito). Come fare a chiedere?

E poiché Ersilia non risponde, risponde lui, come se lo sapesse:

Nulla, eh? Ah, come è vero! com’è vero! E fu lo schifo, allora, il raccapriccio di quel vano, laido tentativo... Perfetto! perfetto!

Ersilia scoppia in singhiozzi.

No... Piangi? E perché ormai?... No, no...

Fa per abbracciarla, per confortarla.

Ersilia (alzandosi, avvilita, mortificata). Mi lasci... Me ne lasci andare adesso...

Ludovico. Come! Che dici? Perché?

Ersilia. Ora che sa questo...

Ludovico. Ma se già lo sapevo! lo sapevo!

Ersilia. Come lo sapeva?

Ludovico. Perché me l’ero immaginato! Non hai visto? Intuíto perfettamente... È cosí giusto!

Ersilia. Ma io ho tanta vergogna...

Scoppia a questo punto un frastuono improvviso e violento giú nella via. Come per un investimento. Fracasso di carri, baccano, grida minacciose, grida d’imprecazione, fischi, bestemmie.

Ludovico. Ma no, che ver...

S’interrompe, per volgersi verso le finestre.

Ma che diavolo avviene?