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vestire gli ignudi 873


Ludovico (ridendo e trattenendola quasi per ischerzo). Ma nient’affatto, cara! Tu, no! Se n’andrà via quella del romanzo, che non sei tu!

Ersilia (aombrata, diffidando). Come non sono io? Tu non credi, allora?

Ludovico (c. s.). Ma sí, credo, credo! — Ora però io ti voglio immaginare invece in una nuova vita: quale sarà, quale potrà essere d’ora in poi, con me. E voglio che anche tu te la immagini, quest’altra tua nuova vita, senza piú memoria di tutte le cose tristi che ti sono accadute.

Ersilia (con un sorriso di pena). E allora non quella... non questa — ancora un’altra?

Ludovico. Un’altra, già, per come puoi essere.

Ersilia (voltandosi, meravigliata). Io?

Scotendo il capo, e con un atto appena appena delle mani, che tiene sulle ginocchia:

Non ho potuto esser mai niente.

Ludovico. Eh via! Come niente?

Ersilia. Niente... mai...

Ludovico. Ma se sei, scusa!

Ersilia. Che sono?

Ludovico. Ma prima di tutto una bella ragazza.

Ersilia (con tristezza, stringendosi nelle spalle). Che bella, no. E poi, se non ho saputo approfittarne...

Ludovico. Eh, quando non si sa: è vero. Può anche venire in mente, per disperazione... all’ultimo, prima di prendere un’estrema risoluzione, là, buttarsi allo sbaraglio...

Ersilia (fosca, voltandosi a guardarlo). Oh Dio... che dice?

Ludovico. No no — dico perché l’immaginai, l’immaginai di«quella»... nel romanzo. Con la disperazione di non sapere piú come fare... verso sera... guardandosi allo specchio tetro dell’alberguccio... una risoluzione improvvisa: tentazione da folle... Senza piú nulla, o con qualche lira appena nella borsetta... e l’albergatore che voleva pagato il conto...

Ersilia (sbalordita, con terrore e con ansia). Ma tutto questo non era scritto nel giornale?

Ludovico. No, l’imma’...

S’interrompe, sorpreso, e subito le domanda, chinandosi su lei: