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vestire gli ignudi | 871 |
correggendosi subito, con un sorriso penoso
Ludovico. Sí, mi sentii prendere, leggendo quel giornale, proprio come quando in un fatto che, cosí per caso, si viene a sapere, o ci è narrato, avvertiamo subito, che so!, per una scossa interna, per una improvvisa simpatia, d’aver trovato, senza cercarlo, il germe... il germe d’una novella, d’un romanzo —
Ersilia. — che forse lei pensò —
c. s.
Ludovico. No! Intendimi bene! Non credere che sia stato per una curiosità d’artista! Ho recato un paragone, per farti capire come m’interessai subito.
Ersilia. Ma se la mia povera vita, tanta miseria e tristezza di casi, tante sofferenze servissero almeno a questo —
Ludovico. — a farmi scrivere un romanzo?
Ersilia. Perché no? Ne sarei contenta, orgogliosa. — Tanto!
E sorridendo con una grazia che tenta d’avvivarsi, aggiunge:
Ludovico (la guarda, e poi dice): Mi fai cader le braccial
Ersilia. Perché?
Ludovico. Perché, senza volerlo, mi dici vecchio.
Ersilia (subito confusa). Io? Ma no, dico...
Ludovico. Un romanzo, cara, o si scrive o si vive. T’ho detto che mi sentii prendere tutto, ma non per scriverlo: per viverlo! Ti tendo le braccia; e tu invece di porgermi, che so!, la bocca, mi porgi la penna, perché scriva?
Ersilia. Ma è troppo presto —
Ludovico. — la bocca — capisco. — O troppo tardi?
Ersilia. No...
Ludovico (notando l’impaccio cagionato dalla sua soverchia disinvoltura). Guarda com’è diverso quello che avviene in me e quello che avviene in te. Io mi son sentito offeso, che il mio interesse ai tuoi casi potesse essere inteso da te come una curiosità di scrittore; e tu invece t’offendi... o per lo meno, via, non sei lieta, se ti dico che lo scrittore, se voleva far opera di scrittore essendo, diciamo esperto