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vestire gli ignudi 869


Onoria. Sissignore! Difatti! Perché non le permetto di condurmi donne in casa a dormire!

Ludovico. Lei è una villana insolente!

Onoria. Badi come parla!

Ludovico. Una villana, una villana che non discerne con chi ha da fare!

Ersilia. Sono una povera malata che esce in questo momento dall’ospedale.

Ludovico. Ma non si confonda a dare spiegazioni a costei!

Onoria. Se lei è malata...

Rumore d’un carro pesante che fa tremare i vetri delle finestre.

Ludovico. Basta, le dico! Lei non può proibirmi di cedere per qualche giorno il mio alloggio.

Onoria. Ah, no no! Lei non può! Io le camere le ho affittate a lei!

Ludovico. E se arriva una mia sorella? una mia parente?

Onoria. Se ne vanno all’albergo!

Ludovico. Ah; non sono padrone d’alloggiarla qua per qualche notte?

Onoria. Ma la signorina non è una sua parente! A chi vuol darla a intendere?

Ludovico. E che ne sa lei? Se me ne vado io a dormire all’albergo?

Onoria. Me ne dovrebbe chiedere, a ogni modo, e con garbo, il permesso.

Ludovico. Anche il permesso?

Onoria. Sissignore, e con garbo! E se sente qua tutto questo tanfo insopportabile, scusi, perché non se ne va? Magari mi lasciasse le stanze libere!

Ludovico. Gliele lascerò difatti, e subito! Intanto la prego di levarmisi dai piedi!

Onoria. Mi lascia le stanze?

Ludovico. Fra qualche giorno, sí. Alla fine del mese.

Onoria. Ah, allora va bene! Non dico piú niente.

Ludovico. E dunque, se ne vada!

Onoria. Me ne vado, me ne vado. Si figuri! Non dico piú niente.

Via per la comune.