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come prima, meglio di prima | 857 |
Fa per avviarsi verso il primo uscio a destra, quando, dal secondo, appare Livia, pronta per partire.
Fulvia (fermandosi). Ma che cos’è? Che pazzie son queste, Livia?
Livia. Dov’è mio padre?
Fulvia. Vuoi andare? Dove vuoi andare?
Livia. Lo so io.
Fulvia. Ma dici sul serio? A quest’ora? — E perché poi? — Senza nessuna ragione?
Livia. La so io, la ragione. — E dovreste saperla anche voi!
Fulvia (colpita da quel «voi», la guarda). Ah, mi dài del voi, ora? — Per la buona accoglienza, è vero? — Ma insomma, che è accaduto qui? — Qual’è la ragione, ch’io dovrei sapere?
Livia. Io voglio parlare con mio padre! — Dov’è?
Fulvia. Ma ti figuri che tuo padre possa lasciati andar via?
Livia. Non ha piú nessun diritto, mio padre, di tenermi qua, accanto a voi!
Fulvia. Vuoi dire accanto a me?
Livia. NO. Dico accanto a voi!
Fulvia (torna a guardarla; si frena). E va bene! Di’ come vuoi. — Ma perché credi che tuo padre...?
Livia. Questo lo vedrò con lui!
Fulvia. Oh, insomma! sí — veditela con lui! — Sono stanca. Tu non hai neppur veduto come e con chi sono ritornata...
Fa per avviarsi.
Livia. Andate, sí. — Tanto meglio! Ci sarà quella, ora, qua, per tutti quanti.
Fulvia (con un baleno di speranza, che la decisione di Livia sia per gelosia della sorella). Ah, per questo? No, Livia! Tu non puoi sapere, figliuola mia, com’io, venendo, abbia desiderato di metterti accanto, nel mio cuore, a quella bambina che è di là...
E fa per abbracciarla.
Livia (con subitaneo, fierissimo moto di repulsione). Ah no — lasciatemi — grazie! Accanto a quella, io non ci sto!
Fulvia (con uno sforzo sovrumano per dominarsi, ferendo se stessa,