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come prima, meglio di prima 851


Mauri. Non ho freddo! Tremo; ma non ho freddo. — Nervi! — Convulso! — Non ci penso! — Potrei guadagnare, volendo. — Non ci penso! — Da un anno, da un anno, io...

Troncando:

— È impossibile! — Bisogna finirla, in un modo qualunque.

Zia Ernestina. Ma che volete finire piú! — È finita!

Mauri. Ah no, sa! Non è vero! Non può esser vero! — Ora che l’ho scovata!

Zia Ernestina. Ma se vi dico che ora ha la sua bambina!

Mauri. Ma appunto per questo! Anzi! — Ora si vedrà!

Zia Ernestina. Siete venuto per questo? — Che intenzioni avete?

Mauri. Sono venuto... sono venuto perché non ne posso piú!

Zia Ernestina. Ma vi assicuro che lei non si ricorda piú di voi, e potete esser certo che ora non pensa piú ad altro che a sua figlia!

Mauri. Se fosse vero, sarebbe una disgrazia, questa. Una disgrazia, zia Ernestina, perché ci sono anch’io! C’è, oltre la nostra, cara zia Ernestina, c’è — anche quando vorremmo che non ci fosse — c’è pure la vita degli altri! — Eh, come si fa!... Non possiamo chiuderci nella nostra, come se gli altri non ci fossero! — Se la mia vita è in quella di lei, e senza di lei io non posso vivere...

Zia Ernestina. Ma nessuno ha l’obbligo...

Mauri. D’amare un altro per forza? Lo so! — È questa la disgrazia! — Ma allora la vita, cara zia Ernestina, s’uccide dov’è! dove uno l’ha!

Zia Ernestina (con terrore). Oh Dio! Che vorreste fare?

Mauri. Non lo so. — Sono qua. — Mi forzo da un anno a tentare di vivere senza di lei. Ho visto che non posso!

Sopravviene a questo punto, dalla veranda, il Giardiniere in gran fretta.

Il giardiniere (annunziando). — Signorina, i padroni! arrivano i padroni!

Zia Ernestina. Dio mio —