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come prima, meglio di prima 849


Zia Ernestina. Piano zitto per carità!

Mauri (piú piano, misteriosamente). Perché è morta lei, invece, qua?

Ma lo dice con gioja, e si mette un dito sulla bocca, stringendo coi denti il labbro inferiore. Poi aggiunge, con un gesto allegro delle mani, come se fosse una fortuna:

Ancora morta, eh? ancora morta per la figlia?

Trae un gran sospiro.

Ah, come sono contento! Come mi sento leggero! come mi sento leggero! — Temevo questo soltanto! Che qua si fosse chiarito...

Subito con foga, abbracciandola:

— E allora m’ajuti, m’ajuti, zia Ernestina, lei che conosce lo strazio...

Zia Ernestina (atterrita, divincolandosi). Ma siete matto? — Io non vi conosco!

Mauri. No, dico lo strazio!

Zia Ernestina (c. s.). Ma che strazio! Di che?

Mauri. Di Fulvia! di Fulvia!

Zia Ernestina. Ma dove? — Lasciatemi!

Svincolandosi:

Grido!

Mauri. Se è ancora morta per la figlia!

Zia Ernestina. Ma ne ha un’altra, ora, di figlia — tutta per sé da un mese!

Mauri (con un gesto e con voce d’allegra noncuranza). Non importa! Non importa!

Zia Ernestina. Come non importa?

Mauri. Lo sapevo. Non importa! Anche con questa figlia, allora, se ne voleva venire con me! — Niente... Fu un momento! Ebbe la debolezza di cedergli. — Quello che ho passato, zia Ernestina!... Ah!...

Strizza tutto il volto, e scuote le mani. Poi, riaprendo gli occhi, pallidissimo, ha come una vertigine e sta per cadere. La zia Ernestina si spaventa.

Niente... niente...