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848 | maschere nude |
Mauri. Io. Non si spaventi.
Zia Ernestina. Entrate cosí, come un ladro? — Di dove siete entrato?
Mauri. Dal cancello, prima che lei lo richiudesse.
Zia Ernestina. Vi tenevate dunque in agguato?
Mauri. I ladri, signora, non chiedono permesso, e non aspettano che si faccia lume per entrare.
Zia Ernestina. Ma chi siete? Che volete, di nuovo qua?
Mauri. Le chiesi l’altra volta, se si ricorda...
Zia Ernestina. Non sono ritornati!
Mauri. Lei mi disse oggi.
Zia Ernestina. Ma non sono ritornati! E non si sa, se e quando ritorneranno. Potete dunque andare!
Mauri. Non s’inquieti. Vuol dire che aspetterò ancora. Tranne che lei non voglia indicarmi dove potrei andare a trovarla subito... — E credo che sarebbe meglio, perché qua...
Zia Ernestina. Sono in viaggio! sono in viaggio!
Squadrandolo, incuriosita, ma sempre arcigna e sospettosa:
Mauri. Inutile che lo lasci a lei, il mio nome. Bisogna ch’io la veda e le parli.
Alludendo a Fulvia:
Zia Ernestina. Sí, la zia.
Mauri (guardandola male). Di chi?
Zia Ernestina (evadendo, messa in sospetto dalla domanda). La zia della... della... cioè, prozía, veramente — della figliuola.
Mauri. Prozía paterna?
Zia Ernestina (senza piú riflettere; confusa). No — materna.
Mauri. E allora...
Ripigliandosi:
Zia Ernestina (vinta dalla curiosità piano ma pur senza disarmare). Io, io — sono io!
Mauri (la guarda con occhi ilari, teneri, e dice piano, con gioja): La zia Ernestina? Lei è dunque la zia Ernestina? — Fulvia credeva che lei fosse morta!