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come prima, meglio di prima 847


Betta. E cosí si spiega tutto, allora perché sia andata a mettere al mondo cosí lontano la figliuola! Qua — dovendo denunziare la nascita — lei capisce, si sarebbe scoperta la magagna: che non è moglie; che quella è una bastardella qualunque... Ma lo sapremo subito, fra un pajo di giorni!

Livia. Non mi servirà piú! — Mi basta questo!

Betta. Ma che eran modi da signora, quelli!

Livia (fissa in un pensiero odioso contro il padre). Ha potuto far questo..

Betta. Eh, le arti di queste donne! Si può esser sant’uomini: se ci si casca...

Livia. Ma il pudore, almeno, di non mettermela accanto, sotto lo stesso tetto! Farmela chiamar mamma!

Betta. Già — io non so...

Livia. Ah — ma ora!

Piano:

Zitta!

Rientra dal secondo uscio a destra la zia Ernestina con uno scialletto di lana sulle spalle.

Zia Ernestina. Oh, dico, bisognerà far lume qua. S’è fatto bujo.

Livia (a Betta, di furia). Andiamo su, andiamo su, Betta!

Livia e Betta escono per il secondo uscio a destra.

Zia Ernestina (sola, dopo averle seguite con gli occhi). Ma che hanno? Di dove ritorna quella pettegola?

Sta a pensare col fiato trattenuto; poi, lasciandolo andare:

Ah, che storia! — Basta, accendiamo.

Si reca presso la comune a girar la chiavetta della luce elettrica. Nel frattempo Marco Mauri, già entrato nel giardino quando la zia Ernestina è andata a chiudere il cancello, entra per la veranda. È molto invecchiato in un anno, ma con gli occhi piú che mai vivi, di quella tragica ilarità dei pazzi. È senza soprabito, e ancora con un vecchio abito estivo. Si tiene in fondo, in ombra, presso la veranda.

Mauri (appena la zia Ernestina fa lume nella scena). Permesso?

Zia Ernestina (con terrore, voltandosi, ancora con la mano sulla chiavetta della luce). Oh Dio! Chi è?