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Dirà questo, strofinandosi le braccia con le mani incrociate sul petto, per ilfreddo. A un tratto, sobbalzando a un tonfo cupo improvviso, che viene dall’interno:

Oh Dio!

Livia. Che è stato?

Zia Ernestina. Non hai inteso di là?

Betta entra dalla comune, tutta infagottata, con un vecchio cappello in capo.

Livia (ridendo). Ah, è Betta!

Betta (non comprendendo il perché dello spavento e della risata). Che cosa?

Zia Ernestina. La porta... Che spavento!

A Betta:

Freddo, eh?

Betta. E a momenti pioverà...

Zia Ernestina. Io sto morendo. Corro a prendermi su uno scialletto.

Viaper il secondo uscio a destra. Subito Betta s’accosta a Livia con aria misteriosa.

Betta (piano, gestendo vivamente con le mani). Chiaro come la luce del sole, sa! Non c’è piú dubbio!

Livia (con viva ansia). Dite, dite!

Betta. Non poteva qua, non poteva senza scandalo!

Livia. È arrivata la risposta?

Betta. Eh altro! — Da due giorni... Voleva venir lui stesso a comunicargliela. Ma, povero vecchio... Mi aspettava.

Livia. Ebbene? — Niente?

Betta. Niente! — Nessun bando in chiesa, né a Merate, né a Lodi. Nessuna richiesta al municipio di stato libero!

Livia. E dunque?

Betta. Chiaro come la luce del sole, che matrimonio non c’è stato. — Non è moglie! — Non sono sposati!

Livia. Ma è sicuro che l’atto di morte non poteva bastare?

Betta. Sicurissimo! — Anche per i vedovi, signorina, c’è bisogno dei bandi! — Scusi, in tredici anni, non avrebbe potuto riammogliarsi, anche piú di una volta? — Niente! Non sono sposati! Ne può esser sicura.

Livia. Ma sí! Dev’esser cosí!