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842 | maschere nude |
Lunghissima pausa. Livia, tutta vibrante, scaraventa sul tavolino un libro, che aveva preso in mano, dopo la rivista. Si volge piú d’una volta verso la zia, come per dirle qualche cosa, ma è troppo colma d’odio e di dispetto, e si trattiene.
Zia Ernestina (sospirando). Eh! — saranno guai!
Livia. È incredibile! Ma come puoi tu, tu, ricordar la mia nascita, la gioja che ne ebbe mia madre? — È incredibile! incredibile!
Zia Ernestina. È un’altra vita che comincia... E ce n’è tanto bisogno qua!
Livia. Io aspetto ancora di sapere una cosa; e poi te la lascio qua — a te che hai fatto lega — codesta vita che comincia!
Zia Ernestina. Aspetti? Che aspetti?
Livia. Lo so io!
Zia Ernestina. Che gusto anche tu, adesso, a far la misteriosa! Che intendi dire che me la lasci qua? Te ne vorresti andare?
Livia (infastidita). Oh, basta, zia Ernestina. Non voglio parlare con te.
Zia Ernestina (dopo una pausa). Hai tuo padre, del resto, qua, che ti vuol tanto bene, e che ha tanti riguardi...
Livia (con violenza rabbiosa). Basta, ti dico! Non capisci che non posso sentirti dire cosí?
Zia Ernestina. Non parlo piú.
Dopo una lunga pausa però, non sapendo resistere, ripiglia:
Altra pausa.
Livia (sbuffando). Oh Dio, ancora!
Zia Ernestina (rinzelandosi). Dici che ho fatto lega! — Ero venuta qua per te!
Livia. Per difendermi, già!
Zia Ernestina. Per difenderti! per difenderti!
Livia. E ora difendi lei!
Zia Ernestina. Ma non la difendo! — Sono giusta. — Vedo che sei tu! Non vuoi disarmare!
Livia (con scatto subitaneo, aggressiva). Ma lo sai tu veramente che donna ha portato in casa mio padre?