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Troveranno gli spettatori, entrando nella sala del teatro, alzato il sipario, e il palcoscenico com’è di giorno, senza quinte né scena, quasi al bujo e vuoto, perché abbiano fin da principio l’impressione d’uno spettacolo non preparato.

Due scalette, una a destra e l’altra a sinistra, metteranno in comunicazione il palcoscenico con la sala.

Sul palcoscenico, il cupolino del suggeritore, messo da parte, accanto alla buca.

Dall’altra parte, sul davanti, un tavolino e una poltrona con la spalliera voltata verso il pubblico, per il Direttore-Capocomico.

Altri due tavolini, uno più grande, uno più piccolo, con parecchie sedie attorno, messi li sul davanti per averli pronti, a un bisogno, per la prova. Altre sedie, qua e là, a destra e a sinistra, per gli Attori, e un pianoforte infondo, da un lato, quasi nascosto.

Spenti i lumi della sala, si vedrà entrare dalla porta del palcoscenico il Macchinista in camiciotto turchino e sacca appesa alla cintola; prendere da un angolo in fondo alcuni assi d’attrezzatura; disporli sul davanti e mettersi in ginocchio a inchiodarli. Alle martellate accorrerà dalla porta dei camerini il Direttore di scena.

Il direttore di scena. Oh! Che fai?

Il macchinista. Che faccio? Inchiodo.

Il direttore di scena. A quest’ora?

Guarderà l’orologio.

Sono già le dieci e mezzo. A momenti sarà qui il Direttore per la prova.

Il macchinista. Ma dico, dovrò avere anch’io il mio tempo per lavorare!

Il direttore di scena. L’avrai, ma non ora.

Il macchinista. E quando?

Il direttore di scena. Quando non sarà piú l’ora della