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come prima, meglio di prima 833

rivolgendosi alla zia Ernestina:

dica lei, signorina: il dodicesimo o il tredicesimo?

Zia Ernestina (sbalordita, cadendo dalle nuvole). Io? Che cosa? Non saprei!

Fulvia. Dico l’anniversario...

Signor Cesarino (subito, sovvenendosi). Ah, della morte?

Signora Barberina (c. s. compuntissima). Della sua mamma, già!

Fulvia (indicando, con compunzione anche lei, la zia Ernestina). Nipote appunto della signorina...

Zia Ernestina (vivamente, come per ripigliarsi dallo sbalordimento). Già... già... sí — oggi, — l’anniversario.

Fulvia. Il tredicesimo — è vero?

Zia Ernestina. Sí sí — il tredicesimo... il tredicesimo...

Signor Cesarino. Oh guarda... guarda...

Signora Barberina. Noi non sapevamo... Domandiamo scusa, allora. Non saremmo venuti...

Fulvia. Già: non s’è pensato ad avvertirli.

Signora Barberina. Quanto mi dispiace!

Accennando a levarsi:

Ma allora...

Fulvia (subito). No no — possono trattenersi.

Alla zia Ernestina:

Non credo, signorina, è vero, che Livia... Oh, per sonare, certo oggi non sonerà...

Signor Cesarino. Ma via! dopo tredici anni!

Signora Barberina (strillando). Cesarino! ma non senti che c’è qua...?

Indica la zia Ernestina, che non sa piú che viso fare.

Signor Cesarino. Ah, pardon, pardon!

Signora Barberina. Veste ancora di nero, non vedi?

Fulvia. Sí, perché la amava proprio come una figliuola.

Signor Cesarino. Eh, si vede... si vede... È venuta ora a trovare qua la sua nipotina, eh?

Zia Ernestina. Già... sí... son venuta...

Signor Cesarino. Proprio per questa triste ricorrenza?

Zia Ernestina (non sapendo che rispondere). Già... sí...