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come prima, meglio di prima 827


conciliati, eh? e avete dovuto fare per la figlia quest’altra finzione...

Fulvia. Sí, almeno credevo...

Zia Ernestina. Ah, s’è saputo? Ma Livia, no, Livia crede...

Fulvia. Lo credono tutti, per questo!

Zia Ernestina. E allora?

Fulvia. Mah, il guajo è che ho finito per crederlo anch’io, come la Betta.

Zia Ernestina. Che? Oh Dio, non ricominciare!

Fulvia. No no. Mi sono abituata ormai. Devi crederlo anche tu, zia; ma proprio crederlo come... che so! come puoi credere a te stessa.

Zia Ernestina. Ah, si sa! Dici per Livia? per la gente?

Fulvia. No, per te, per te. Dico proprio per te! Per te come zia di lei!

Zia Ernestina. Di Livia?

Fulvia. NO! Di quella che fu tua nipote!

Con stranezza:

Bella nipote, te ne puoi vantare!

Pausa.

Lo facesti per danaro; ma t’assicuro io, che avresti potuto provarne onta per davvero!

Zia Ernestina (sbalordita). Come?

Fulvia. Pessima! Pessima! Una vitaccia!

Staccando, nel veder la faccia della zia Ernestina:

Vorresti forse difenderla dopo che...?

Zia Ernestina (c. s.). Ma scusa, non parli di te?

Fulvia. No, cara zia! Ti dico che io sono la signora Francesca Gelli, e non puoi sapere con quale e quanta voluttà rovescio tutte le infamie che so addosso a quella tua nipote Fulvia, che qua, lo vedi? innalzata alle glorie del paradiso, si va a pregare in chiesa — tutti — anche la serva!

Con scatto di gioja quasi frenetica:

Sono madre di nuovo io, sai?

Zia Ernestina. Madre?