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come prima, meglio di prima | 825 |
Fulvia. Zitta, per carità!
Con aria misteriosa:
Zia Ernestina. Uccisa!... Ma come? dove? Neanche i giornali ne parlarono!
Fulvia. Ma... sa!... di certi delitti non si parla sui giornali.
Piano, guardandola di nuovo con aria misteriosa, come per rassicurarla, in confidenza:
Zia Ernestina (intontita). Io?
Poi, piú che mai smarrita:
Fulvia (fa cenno di sí, con truce cipiglio; poi, di nuovo, piano, in confidenza). Mi ha confidato tutto.
Zia Ernestina (trasecolata). Lui? Oh Dio! Che cosa?
Fulvia (c. s.). Non tema! non tema! Io so tacere...
E le posa, come a giurarlo, una mano sulle mani.
Zia Ernestina (c. s.). Le giuro che io non so nulla, signora! Oh Dio! Ma che c’entri dunque lui? Badi che io sono la zia di lei!
Fulvia. Ma che zia! Mi faccia il piacere. Non seguiti a far la parte con me! Le dico che so tutto, scusi!
Zia Ernestina (c. s.). Io? La parte? Che parte?
Fulvia. Ma se lei è la complice!
Zia Ernestina. Io? La complice?
Fulvia. Lei! Lei!
Zia Ernestina. Che dice? Io? Complice di che?
Fulvia. Come, di che? Dell’uccisione!
Zia Ernestina. Io?
Fulvia (non resistendo piú alla vista del trasecolato terrore della vecchia, scoppia a ridere come una matta). Ah! ah! ah! ah!
E subito facendolesi vicinissima, scostandosi i capelli dalle tempie e dalla fronte e tenendosi il volto come per presentarglielo: