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824 maschere nude


Betta. E ha portato anche un baule!

Fulvia. Ah è dunque venuta per restare?

Betta. Almeno dalla roba che porta... Su, in foresteria, è vero?

Fulvia. Sí, sí per ora...

Betta via, con le valige, per il secondo uscio a destra. Poco dopo, da quest’uscio entra, tutta imbarazzata e titubante come una vecchia pollastra scappata dalla stia, la zia Ernestina.

Zia Ernestina. Permesso?

Fulvia (recandosi a chiuder l’uscio da cui zia Ernestina è entrata; decisa a pigliarsela un po’ a godere prima di svelarsi). Venga, venga — s’accomodi. Livia è già andata? Doveva essere in ritardo...

Zia Ernestina (su le spine). Sí... col padre.

Fulvia. S’accomodi, s’accomodi.

Zia Ernestina. Grazie. — In chiesa...

Fulvia. Come dice?

Zia Ernestina. Dico che è andata in chiesa, col padre.

Fulvia. Sí sí, per le messe. Forse anche lei avrebbe desiderato andarci — perché saprà che oggi —

piano, pigiando, con uno sguardo d’intelligenza

per la figlia è l’anniversario.

Zia Ernestina. Ah — la signora sa, dunque?

Fulvia. Come vuole che non sappia, scusi!

Zia Ernestina. Ma io non so nulla, invece! — Dev’esser morta da poco, è vero? la mia povera nipote.

Fulvia (la guarda, forzandosi a dissimulare lo stupore che la agghiaccia; poi dice): Eh, non da poco veramente...

Zia Ernestina. Manco di qua da sei anni circa. Ero l’unica parente. Mi si poteva avvertire... Ma com’è morta? com’è morta? la signora lo sa?

Fulvia (tentenna il capo, poi dice): Sí, lo so.

Zia Ernestina. Male?

Fulvia. Eh, male, sí!

Pausa poi:

L’hanno uccisa.

Zia Ernestina (con un balzo). Uccisa? Come! Chi l’ha uccisa?