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come prima, meglio di prima | 823 |
Silvio. Ah no: s’inganna!
Fulvia. Sei certo che non le abbia scritto lei?
Silvio. Ma no! Non hai visto che è arrivata all’improvviso?
Fulvia (quasi tra sé). La zia Ernestina... Ma guarda! E non m’ha riconosciuta...
Silvio (accennando ad avviarsi per il secondo uscio a destra). Se ne ritornerà ora stesso donde è venuta!
Fulvia (per richiamarlo). No! Che fai?
Silvio. La mando via!
Fulvia (alludendo a Livia). Ma non hai visto come s’è piantata lí, provocante, credendo tu la bistrattassi per me?
Silvio. Ma glielo dirò io che non la voglio io, io!
Fulvia. Crederà sempre che sia per causa mia! Non vedi che, per forza, tutto qua si ritorce contro di me?
Silvio. Che vuoi che faccia allora?
Fulvia. Come se l’è stretta fra le braccia: «Zia mia, zia mia!» — E quella stupida là: «Orfanella mia!» — Se non fosse da piangere...
Silvio. Insomma, io non posso star tranquillo, con lei qua! Bisogna che vada via immediatamente!
Fulvia. Fammi il piacere: accompagna Livia in chiesa, e mandamela giú. Mi farò riconoscere.
Silvio. E la indurrai a ripartirsene subito?
Fulvia. Vedremo, vedremo.
Silvio. No, no — non la voglio — non la voglio per casa! Deve ripartirsene!
Fulvia. E se potesse giovare?
Silvio. Ma che vuoi che giovi quella lí!
Silvio esce per il secondo uscio a destra.
Fulvia (sola — dopo una pausa — assorta). Zia Ernestina... la credevo morta...
Rientra Betta dalla comune, reggendo a fatica due grosse valige della zia Ernestina, una di qua, una di là a contrappeso.
Betta. Pésano... pésano...
Fulvia. Sono della zia...
si corregge subito