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come prima, meglio di prima | 821 |
Si sentono dietro la comune le voci di Betta e della zia Ernestina. Poco dopo, questa si precipiterà in iscena incontro a Silvio, con le braccia levate in atto tragico. È una magra vecchina invelenita piú dagli antichi disinganni che dalla miseria, stupida come una gallina, e sempre mezzo stordita, come se fosse sorda. Ma non è sorda. E quella storditaggine può essere anche finta. Ha i capelli tinti d’una rossa orribile manteca. Si presenta parata di strettissimo lutto.
Betta (dall’interno). Ma no, scusi! non di qua! non di qua!
Zia Ernestina (dall’interno). Lasciatemi!
Entra c. s. con Betta.
Silvio (su le furie, temendo che Livia la senta di su). Si stia zitta, perdio! Le proibisco di parlare!
A Betta:
Betta corre via per il secondo uscio a destra.
Zia Ernestina. Dev’esser morta davvero, se hai potuto riprender moglie! Ti scrissi; non m’hai risposto...
Silvio (con rabbia, perfarla tacere, indicandole Fulvia). Eccola lí! Ma si stia zitta!
Zia Ernestina (stordita sul serio, accorgendosi della presenza di Fulvia, ma non riconoscendola e credendola veramente la seconda moglie di Silvio). Oh — scusi: non l’avevo vista, signora. Sono la zia dell’altra moglie...
Dal secondo uscio a destra irrompe improvvisamente Livia con le braccia tese verso la zia Ernestina.
Livia. Zia! zia! zia!
Zia Ernestina. Livia!
Si abbracciano strette strette, a lungo.
Livia. Zia mia! zia mia!
Zia Ernestina (piangendo). Orfanella mia! povera orfanella mia!