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820 | maschere nude |
Fulvia. Ti eccitano!
Silvio. Per carità, non dirlo...
Fulvia (sdegnata, nel vederlo cosí preso di lei per le sue grazie ambigue, involontarie). Ma io non voglio mica essere allegra cosí!
Sopravviene a questo punto Betta dalla comune, in grande esultanza.
Betta (annunziando). Signor dottore, signor dottore!
Silvio (levandosi, urtato d’essere stato sorpreso in quel momento d’intimità). — Che cos’è?
Betta. La zia Ernestina! È arrivata la zia Ernestina!
Silvio (subito, costernatissimo). Come! qua?
Fulvia (con lieta meraviglia). O senti! La zia Ernestina! È ancora viva?
Silvio (per richiamarla alla sua finzione di seconda moglie). Francesca!
E subito volgendosi a Betta e avviandosi con lei verso la comune:
Fulvia (tra sé, mentre il marito s’avvia con Betta). Ah già! Io non la conosco!
Betta (rispondendo a Silvio). In carrozza... Sta a pagare il vetturino...
Silvio. Andate subito! Non la fate entrar qui! Conducetela su da Livia!
Betta. Vado, sissignore! Ah, come sarà contenta la signorina!
Via di furia per la comune.
Silvio. Non ci mancava che lei oggi!
Fulvia. Ma come, scusa, la mandi da Livia? — È mia zia! Saprà tutto!
Silvio. Tutto, sí; ma sa anche come deve comportarsi con Livia.
Fulvia. Ah, anche lei?
Silvio. Sai bene com’è...
Fulvia. Me l’immagino! Indignata, offesa nei suoi pudori — per scroccarti ancora del danaro — morta, sepolta...
Silvio. Ma come si fa adesso? — Se ti rivede, si tradirà! — Bisogna mandarla via subito! — Me l’ero levata dai piedi — e rieccola daccapo!