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come prima, meglio di prima | 811 |
Oh, e perché cosí?
Livia abbassa gli occhi e non risponde.
Fulvia (sovvenendosi subito). Ah già... sí sí... scusami, sai!
Cambiando idea, in conseguenza:
Livia (fredda). Che volevi?
Fulvia. No, niente. Vai subito in chiesa?
Livia. Fra poco. Il parroco ha detto che non poteva prima delle undici.
Fulvia. Finirete tardi, allora. Tre messe...
Livia. Io volevo due.
Fulvia (subito in tono di rimprovero, ma dolce; comeferita). No, Livia. Questo è un voler fare un dispiacere a papà. Non dico poi a me!
Livia (c. s.). Volevo che fossero due, appunto per non fare un dispiacere a te.
Dirà questo come se, sotto l’apparenza d’una benevola attenzione, non fosse contenuta un’ingiuria per lei.
Fulvia (con amarezza). Ma che vuoi che faccia a me dispiacere, se non questo: che tu possa pensarlo? Sono state tre messe ogni anno; saranno tre anche quest’anno. Papà verrà con te?
Livia. Non so se voglia venire.
Fulvia. Verrà, verrà. Glielo dirò io di venire.
Staccando:
Livia (rigida, come per cosa che non la riguardi affatto). Ah...
Fulvia (non potendo non notare il contegno di lei). Vai, vai; non volevo mica il tuo ajuto.
E vedendo che Livia se ne va senz’altro, soggiunge irritata, cangiando improvvisamente tono e umore:
Livia. Sta bene. Te la manderò giú.
Esce per il secondo uscio a destra.