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come prima, meglio di prima 803


il mio cuore di madre — tutti questi giorni in attesa che mi parlasse della figlia — dicendo a me stessa: «stai cosí... stai cosí... egli ora è buono... è venuto... ora te ne parla, ora te ne parla...».

Silvio (forte, vibratamente, per rompere la commozione di lei). Ma se non potevo parlartene!

Fulvia (subito, violenta, cangiando tono anche lei). E perché vuoi parlarmene adesso?

Silvio. Ma per dirti appunto perché non te n’ho parlato!

Fulvia. Ora non voglio piú saperlo! — Sono ragioni per te!

Silvio. No, non per me! Per tua figlia!

Fulvia. Ragioni di non parlarmene? Anche per lei?

Silvio. Unicamente per lei!

Fulvia. Perché mi crede morta, è vero! — Eh, si sa! — Storia vecchia! — Chi gliel’ha detto? glie l’hai detto tu, che sono morta?

Silvio. Non gliel’ho detto io...

Fulvia. L’ha creduto da sé, e tu gliel’hai lasciato credere? — E va bene. Basta. Lo supponevo. — Vuoi dire che il miracolo di farmi rivivere anche per lei, non puoi farlo?

Silvio. No, dimmi tu, se lo credi, se lo vedi possibile! — Non faccio altro che pensare a questo da un mese. Subito, dacché vidi la possibilità che tu guarissi. — Tu hai atteso che te ne parlassi. Ma non te n’ho parlato per questo! — Come si può fare? — Dimmi tu! — Rispunti a casa, ora, cosí?

Fulvia (con orrore). No, no!

Silvio (seguitando). Dove sei stata tutto questo tempo? E perché le si è lasciato credere che tu fossi morta, senz’esser vero?

Fulvia. Non è possibile — no!

Silvio. Ecco — lo vedi tu stessa!

Fulvia. E credi che me n’importi? — Se fossi morta davvero... Ma non sono! Non lo dico per me, bada! Tu non sai ancora, caro mio, tutto intero il miracolo che hai operato! — Non me lo sarei mai atteso! — Stato di grazia! — Tornata per un momento come allora... Caro mio, se non puoi farmi rivivere per tua figlia, può lei ora, invece, rivivere per me!

Silvio (stordito, costernato). Che dici? per te? E come?