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802 | maschere nude |
Silvio. Debbo pure parlartene!
Fulvia. Guai a te, se lo fai! Ma non vedi che sto qui da un’ora a imbrattarmi di fango per impedirti di parlarne?
Silvio. Non vuoi dunque che te ne parli?
Fulvia. No!
Silvio. Mi provochi!
Fulvia. Se hai sfuggito di parlarne anche poc’anzi!
Silvio. Te ne parlo adesso!
Fulvia. Ti sfido a farlo; con me cosí
passa un braccio sul collo di Mauri
Silvio. Sta bene. — Vado... Ma bada che veramente tu perdi ora ogni diritto d’accusarmi!
Fulvia. Io?
Rivolgendosi al Mauri:
A lui:
Mauri (c. s.). Eh — lo specchio! lo specchio!
Silvio (provocante). Che dite voi, specchio?
Mauri (placido, quasi sorridente). Quello, caro signore, che ci mettiamo noi stessi davanti, senza saperlo. Ce lo troviamo davanti: ci pare che ci parli un altro, e siamo noi stessi. — Io lo so bene.
Silvio. Lo saprete per voi!
Mauri. Anche per lei, anche per lei!
Silvio (a Fulvia). Perché mi butti in faccia un rimorso, ch’io stesso t’ho dichiarato e provato?
Fulvia. No, scusa: voglio levartelo!
Silvio. Come? cosí? «imbrattandoti di fango» per accrescermelo?
Fulvia (con voce nuova, di disperata sincerità, quasi avvilita, come se fosse arrivata al punto di non poter piú sostenere la sua parte). Ah Dio, sono stata qua tanti giorni con lui — e lui stesso ha detto come — quella di prima — con tutto il cuore sospeso — il mio cuore d’un tempo — là, nella mia casa —