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come prima, meglio di prima 801


Fulvia (ritraendo subito la mano, con ribrezzo). No... no... no...

Mauri. Mi basterà che tu abbia cosí... pena... pena soltanto... codesta pena che hai, del mio amore, e niente piú — niente! — È cosí dolce, che mi basterà.

Fulvia (in fretta). Sí, va bene.

Poi, rivolgendosi al marito:

Dunque, sarà cosí. — Vado con lui. — Puoi ripartirtene, caro, con la coscienza tranquilla d’aver compiuto una buona azione.

Silvio (la guarda con occhi pieni d’una sofferenza atroce, poi contenendosi a stento, dice gravemente): Io ti prego, Fulvia, di levarmi da questa situazione.

Fulvia. Ti dico sinceramente. Che tu sii venuto, è una buona azione. Dell’altra che hai compiuto, quasi senza volerlo, e che non era certo nella tua intenzione, venendo — se si riduce per me a un cattivo servizio — in coscienza ti dico che non posso né voglio fartene responsabile — dunque puoi proprio ripartirtene in pace con te stesso. — O al piú, guarda — se proprio lo vuoi — (non ho piú nulla del mio!) — vedi? e sono una donna veramente volgare — puoi darmi un po’ di denaro — come a lui l’ha dato sua moglie!

Scoppia a ridere indicando il Mauri.

Mauri (scattando). No! — niente danaro! no! Non accettar danaro da lui, Flora!

Fulvia. Stupido! Non capisci che non è per noi? Dico per lui! Quanto piú ne dà, per lui, meglio è. — Si vede cosí chiaro che

pigiando con intenzione le parole

non ostante ch’io faccia di tutto — gli persiste un certo rimorso. — Gli propongo di liquidarlo in contanti.

Silvio (non potendone più, con estrema risolutezza). Basta cosí, Fulvia! — Io debbo parlarti!

Fulvia (con furore appena contenuto e aria di minaccia). Ah, no, sai! Non arrischiarti ora a parlarmi di ciò che ti leggo negli occhi!

Mauri (tra sé, sogghignando). Della figlia... della figlia!