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come prima, meglio di prima | 799 |
Fulvia. E io non la voglio! — Non capisci che non voglio da te nessun obbligo d’ora? Io sono ora... quella che sono. Non voglio approfittarmi della tua venuta, vincolandoti per la vita che m’hai ridata. Di questa mia vita d’ora, di quel che sono ora, di tutto ciò che può accadermi ora, non m’importa piú nulla proprio nulla! E tu saresti uno sciocco, se te ne facessi qualche scrupolo. Sei accorso qua, perché credesti che non potessi sopravvivere. Peggio per me, se non sono morta!
Mauri (con forza). Ma ci sono qua io, Flora!
Fulvia (subito con leggerezza sprezzante, mostrandolo al marito). Ecco vedi? c’è lui. Volevo dirti questo!
Mauri (c. s.). Io: io tutto per te!
Fulvia (quasi atterrita). Per carità, non parlate d’amore!
Al marito:
Mauri. Con me! Per sempre!
Fulvia. Bravo, caro! Come dicono i fidanzati.
Mauri (con forza). No! — Come posso dirtelo soltanto io!
Fulvia (spiegando, come sopra al marito). Ha lasciato per me moglie e figliuoli. Anche il posto, non è vero?
Mauri. Tutto!
Fulvia. E m’offrirà una bellissima posizione! — Darà concerti in provincia! Peccato che la voce con questa mia vitaccia, mi si sia arrochita! Ci metteremmo insieme: lui sonerebbe e io canterei!
Scoppia a ridere stridulamente.
Mauri (ferito). Tu dunque ridi di me?
Fulvia (subito). No, no: credo, credo nella vostra bravura di pianista.
Silvio (sdegnato). Tutto questo, via, non è serio!
Fulvia. E ti fa molta impressione? — A me, nessuna. — Vi prego, insomma, di non darvi pensiero di me, nessuno dei due. Quante volte devo dirlo? — Stabiliamo cosí alla buona. — Ho vissuto per anni, caro mio, giorno per giorno. Mi sono mancate le cose piú necessarie; e il domani senza certezza non mi spaventa piú. Può passarsi, il destino, tutti i suoi capricci, con me. — Sono cosa sua.