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798 | maschere nude |
Fulvia (con sprezzo). Ma dunque dici che hai sofferto per me!
Silvio. No. Non come tu credi. Neanche in questo momento. No! Per la vita, che è cosí...
Mauri. Ah, questo è vero! Ha ragione! Anch’io, sa!
Silvio (senza badargli). Tu qua t’uccidi... un altro là impazzisce... chi crede di ragionare e non conclude nulla...
Mauri (quasi tra sé). La vita è brutale! Se lo so!
Silvio (c. s.). Vengo qua, dico: «Muore; vuol andarsene in pace; va’, va’, accorri...» — E il mio sentimento s’infrange qua contro una realtà che non potevo immaginare.
Fulvia. Che vuoi fare ora?
Silvio. M’hai aggredito, appena entrato — con codesto signore. Non vuoi doveri, non vuoi riparazioni. — Non so... Ti vedo decisa — non so a che cosa...
Fulvia (con voce improvvisa, come per una subitanea scoperta). Tu non sai, caro mio, quanta malizia hai ancora nello sguardo, quando — senza volerlo — guardi di sottecchi.
Silvio (stordito). Io?
Fulvia. Tu, tu, sí.
Silvio. Malizia?
Fulvia. Malizia, malizia. Me ne sono accorta cosí bene! ora, sí — or ora — come ti sei voltato a guardare cosí.
Imita il modo.
Silvio. Fastidio, forse — o stanchezza.
Fulvia. No. Malizia, malizia. Quella di prima! Devi darti per forza, anche adesso, un’aria di fronte a me. Questa, o un’altra. — Tutti gli uomini ve la date! Ma dimenticate come le donne vi hanno veduto, quando non ve la date piú, in certi momenti. Mi spiego? E perciò le donne ridono sotto il naso, poi, nel veder le arie degli uomini. — O ne provano dispetto o disgusto. — Ma questo ora non importa.
Silvio. Tieni a liberarmi d’ogni dovere, per mettere a prova davvero se sono o non sono cambiato?
Fulvia. No no — non per questo! Ma ecco — vedi la tua malizia?
Silvio. NO, Fulvia — credi! È soltanto perché una prova su questo non potrei dartela!