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Fulvia. E dunque! — Ero come morta. Fu un miracolo anche per te! — Se sapessi come credo adesso ai miracoli!

Silvio. Che vuoi, insomma, concludere?

Fulvia. Niente. Questo. Che non devi credere neanche tu d’aver adesso verso di me qualche dovere per avermi cosí... diciamo «restituito alla vita». — Nessun dovere, nessun dovere. Non ne accetto! — Né da te, né da altri. Né doveri, né riparazioni.

Silvio. E che intendi di fare allora?

Mauri. Se ne viene con me!

Fulvia. Sono qua. Vedete voi... Giacché mi trovo tra un dovere che riconosco insussistente, e un rimorso che dichiaro immaginario...

Silvio. Tu sei sempre la stessa!

Fulvia. Ah, questo sí, vedi? questo sí, mi fa veramente piacere! Che i miei capelli tinti, questa mia faccia d’ora, non ti impediscano di vedermi ancora, di fronte a te, quella di prima!

Silvio. Ma ti vedo adesso, cosí — in questo momento! Non ti ho veduta cosí in tutti questi giorni!

Mauri. Ci sono io, ora, qua!

Fulvia (subito, voltandosi a lui.) Voi non ci siete per nulla! Vi ho detto di non parlare!

Rivolgendosi di nuovo al marito:

Mi hai veduta come un tempo? Perciò sei stato tutto... non so, come sospeso...

Silvio. Io?

Fulvia. Sí, turbato, incerto... pentito dentro di te ne sono sicura!

Silvio. No, di che?

Fulvia. Ma d’aver fatto qua, inconsultamente, piú di quanto t’eri proposto!

Silvio. No! non è vero! — Non per questo!

Fulvia. Ma sul serio ti credi molto cambiato tu?

Silvio. Potresti giudicarne dal fatto che mi trovo qua.

Fulvia. Ah, ma non t’aspettavi questo, venendo qua!

Silvio. No — ah, questo no! questo no davvero! — Non sarei venuto!

Fulvia (pronta, con disprezzo). E dunque puoi andartene!