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come prima, meglio di prima | 787 |
Don Camillo (vedendo che Fulvia, sorretta da Giuditta, comincia a riaversi e guarda come smarrita). Ma sarà lei... ecco, ora... sarà lei stessa, la signora!
Mauri (subito voltandosi e accorrendo a lei). Tu, Flora? Mi scaccerai anche tu?
Fulvia leva una mano per tenerlo discosto e si volta verso don Camillo, ancora stordita, ma già fosca.
Don Camillo. Io la prego di credere, signora, che è entrato a forza, approfittando dell’assenza del signor professore!
Fulvia (alzandosi). Che volete ancora da me voi?
Don Camillo. Ecco! Come gli ho detto io!
Mauri (quasi trasecolato). Flora!... Oh Dio... Mi dà del voi?
Fulvia (seccata, scrollandosi). Ma se vi conosco appena!
Don Camillo. E voi l’avete ingannata, codesta signora: Io lo so!
Mauri (violentissimo). Statevi zitto, voi!
Don Camillo. Ingannata! ingannata! me l’ha detto lei!
Mauri (a Fulvia). Come! Tu mi conosci appena? Me, Flora? me, che t’ho dato tutta la mia vita?
Fulvia (con nausea). Ma finite una buona volta di parlare cosí!
Mauri (c. s. smorendo). Oh Dio... Come parlo? — Ma tu piuttosto, Flora...
Fulvia. Io non mi chiamo Flora.
Mauri. Fulvia, sí, Fulvia, lo so! Ma se volesti tu stessa, che ti chiamassi Flora...
Fulvia (con crudezza sdegnosa). E volete dire anche come fu, davanti a codesti signori?
Mauri (ferito). No! — Io? — Ah! Ma allora veramente tu mi disprezzi?
Fulvia (rimettendosi a sedere, tutta assorta in sé, cupa, mormora, seccata): Non disprezzo nessuno, io.
Mauri (insistendo). — Perché t’ingannai?
Fulvia (esasperatamente). Ma no, vi dico!
Mauri (rivolgendosi a don Camillo). Me lo rinfacciate? Ma se lo gridai io stesso a tutti, qua, che avevo dentro di me lo strazio d’un doppio rimorso! Anche davanti a tuo marito lo gridai! Testimoni tutti qua! Dite, dite se non gli gridai ch’era un impostore! Impostore, sí, impostore! Perché era «venuto a perdonare»! Lui: a perdonare! Quando