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come prima, meglio di prima | 785 |
A questo grido, don Camillo, il Roghi, la Nàccheri e Giuditta, che sono entrati nella sala dietro il Mauri e, sopraffatti dalla violenza, son rimasti sgomenti e sospesi a mirare il frenetico abbraccio, accorrono premurosi, e minacciosi gridando insieme.
Roghi. Ma non vede, perdio, che non si regge!
Don Camillo. Che violenze son codeste?
Giuditta. È svenuta! è svenuta!
Mauri. Svenuta? No! no! — Flora!
Don Camillo (aggressivo). La lasci! via! La lasci, e vada via subito di qua!
Mauri (senza dargli ascolto, sorreggendo Fulvia). Flora mia... Flora... Flora...
Don Camillo (alle donne). Ma levategliela dalle mani!
Giuditta e la Nàccheri si fanno avanti.
Giuditta. Dia qua... dia qua...
Mauri (gridando minaccioso). Non me la tocchi nessuno!
Don Camillo. Non appartiene mica a leil
Mauri. Appartiene a me! a me!
Don Camillo. Ah, nossignori! C’è qua il marito!
Mauri. E venga! — Dov’è? — Me la strappi dalle braccia, se è buono!
Roghi (vedendo Fulvia tra le braccia di lui, cosí abbandonata, che quasi sta per cadere). Ma la adagi almeno qua, per ora, in nome di Dio!
Indica il canapè.
Giuditta (accorrendo e ajutandolo a sorregger Fulvia). Qua, venga qua — qua: l’ajuto io!
Mauri (trasportando Fulvia sul canapè). Non è niente, vi dico! Ora rinviene!
Giuditta. Vado a prendere i sali!
Corre via per l’uscio a sinistra; rientrerà poco dopo.
La Nàccheri (al cognato). Ma che siete voi qua? Siete o no il padrone?
Roghi (a don Camillo). Questa infine è casa vostra!
Mauri (subito rizzandosi con gli occhi spiritati, grida sillabando): Nossignori: — Al-ber-go!