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784 | maschere nude |
in una disperazione squallida e cupa. Venuta qui per morire, sprovvista di tutto, levandosi ora di letto, ha indossato — in mancanza d’altro – il suo abito di viandante perduta, che stride, in contrasto con quella disperazione del volto. Stridono ancor più i voluminosi magnifici capelli in disordine, sfacciatamente ritinti d’un color fulvo acceso, che le avviluppano come in una fiamma lingueggiante il volto disperato. Non ha avuto forza d’agganciarsi il busto sul seno, che è quasi scoperto, e provoca, ma frigidamente, poiché ella ha un evidente sdegno e un vero intimo odio per la sua bella persona, come se da un pezzo non le appartenesse piú, e non sapesse piú neppure com’esso è, non avendo mai, se non con feroce ribrezzo, condiviso la gioja che gli altri ne han preso. Muove alcuni passi per la sala, verso l’uscio a vetri chiuso, attraverso al quale giungono le voci concitate delle due donne, di don Camillo e del Roghi, che cercano d’impedire il passo a Marco Mauri. A un tratto, però, questi, sbarazzandosi di tutti con uno strappo violento, irrompe spalancando l’uscio e si precipita su Fulvia (che gli chiama Flora) abbracciandola, stringendola a sé freneticamente. È sulla quarantina, bruno, magro, con lucidi occhi sfuggenti, da matto: quasi ilari, pur nella piú fiera esagitazione, ilari e parlanti. Fronte rotonda, specchiante. Capelli da negro, crespi e gremiti, ma già in parte grigi, spartiti nel mezzo. Sopracciglia foltissime. Parla e gestisce con quella certa teatralità che è propria della passione esaltata: teatralità calda e sincera, ma che pure, a tratti, quasi vede se stessa, e scatta allora per rimorso in gesti irosi, o scade, quasi in compenso, improvvisamente, in toni confidenziali, che fanno, per contrasto e cosí senza trapasso, un curiosissimo effetto.
Fulvia tenta dapprima di respingere, quasi odiosamente, l’abbraccio; ma poi, investita, soffocata da quella frenesia, nello smarrimento della debolezza che il male recente le ha lasciato, vien meno e s’abbandona come morta tra le braccia di lui.
Mauri (liberandosi e spalancando l’uscio). Via tutti, vi dico!
Precipitandosi su Fulvia e abbracciandola c. s.
Notando che ella gli s’abbandona tra le braccia, riversa: