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Don Camillo. Che! Al cuore aveva mirato...

La Nàccheri. Lo suppone lui!

Don Camillo. Ma sí! Mano di donna... Premendo il grilletto, la canna voi capite s’abbassò. Si ferí al ventre.

Giuditta. Accorremmo tutti. Poverina, sul letto...

La Nàccheri. Poverina, già!

Roghi. Eh via, in quello stato...

Don Camillo. Bianca come un cencio, sorrideva come a chiederci scusa, e diceva che non era nulla... Lei scappò per il medico.

Indica Giuditta.

Roghi. Il dottor Balla?

Don Camillo. Sapete com’è!

Roghi. Se lo so! Mi sta lasciando finir cosí la mia povera figliuola!

Don Camillo. E anche qui difatti disse che non c’era piú da far nulla; quando invece, venuto il professore, si vide che a operarla in tempo non ci sarebbe stato rischio di sorta; mentre, quando poi la operò lui, il marito, dopo quattro giorni, già tutta infetta, capirete, agonizzante, il caso s’era fatto disperato.

Giuditta. E quel matto lí che non voleva! non voleva!

Roghi. Ah sí? L’amante? Oh bella! Non voleva che il marito la operasse?

Don Camillo. Che! Fece il diavolo a quattro! Se la voleva caricar su le braccia e portar via, cosí moribonda, per non fargliela toccare!

Roghi. Oh bella!

Don Camillo. Perché diceva che, se il marito la salvava, era perduta per lui!

Giuditta. Ed era piú contento che morisse!

Roghi. E il marito? o come fece a sopportarselo davanti, e cosí accanto alla moglie?

Don Camillo. Se la prese con me!

La Nàccheri. Che gusto!

Don Camillo. Già, come se non avessi fatto di tutto, io, per farlo andar via, prima ch’egli arrivasse. Non ci fu verso! — Tanto vero che non se ne volle andare, neppur quando arrivò lui, che dopo tutto, ohé, dico, era il marito!