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come prima, meglio di prima 781


La Nàccheri (rifacendo smorfiosamente con aria compunta il gesto del cognato). E... e...

Subito, staccando:

Qua, dietro l’esempio, caro lei, una voglia abbiamo tutti, ma una voglia di farci male con la indulgenza e la sopportazione, che Dio, si spera, ne vorrà tener conto lassú, perché quaggiú, quanto agli uomini, non si fa che rider di noi, gliel’assicuro io!

Don Camillo. Ma non è vero!

La Nàccheri (staccando ancora). Oh, ce n’è, dico, di paesi, in Valdichiana; e di pensioni qua, per la cura delle acque, dico, non c’è soltanto la mia! Ebbene: proprio qua doveva capitare codesta signora, e proprio da noi! Ma colpa sua, veh!

Indica il cognato.

Sua, e di quella lí!

Indica la figlia.

Giuditta. Son io sempre la colpa di tutto...

La Nàccheri. Se per te non fosse vangelo, sempre, tutto ciò che dice e fa tuo zio! E cosí, m’intende, tutti i malanni, alla fine, mi si rammucchiano qui! — Ah, che! Non si maturerà mai nulla qui:

cantarellando

c’è troppe frasche!

Don Camillo. La vidi arrivar di sera, in legno! giusto con Dodo. Sola, mogia mogia, con una valigina... Io ritornavo da scuola...

La Nàccheri. Non c’ero, io!

Giuditta. Ma noi si disse bene, mamma, che la pensione non era ancora aperta ai forestieri.

La Nàccheri. E dunque, non si doveva pigliare!

Don Camillo. Di bujo, una signora sola... Insistette, chiedendoci posto almeno per la notte...

Giuditta (scotendo in aria le mani). E la notte...

La Nàccheri. Un botto, caro lei, nel silenzio della casa, che mi fece springar un palmo su dal letto!

Roghi. Ma si tirò proprio al ventre?