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780 | maschere nude |
La Nàccheri. Gran merito allora, saperle dopo!
Don Camillo. Potevo mai supporre che il marito dovesse accorrer qui?
La Nàccheri. Ma sí che potevate, se lo chiamaste proprio voi!
Don Camillo. Nossignori! Nient’affatto! Io gli scrissi a Merate per il mio ministero di sacerdote, appena ricevuta la confessione.
Roghi. Ah, quando la signora si tirò?
Don Camillo. Precisamente. Volle confessarsi. Per morire in pace con tutti, chiese per mio mezzo al marito il perdono de’ suoi trascorsi. Ora il professore poteva rispondere alla mia lettera con un’altra lettera. Nossignori. Per sua bontà, preferí venire ad accordar di presenza il perdono.
Roghi. E trovò qui quell’altro?
Don Camillo. Che c’era piombato da Perugia all’alba, poche ore dopo che la signora s’era ferita. Nel trambusto, in principio, non ce n’eravamo neanche accorti.
Giuditta. Non sapevamo chi fosse la signora...
Don Camillo. Si vide lui attorno al letto, che piangeva, piangeva, come non ho mai visto nessuno!
Roghi. Eh, l’amante!
La Nàccheri. Sí, amante... Che amante! Uno dei tanti. — L’ultimo.
Roghi. Ah, perché la signora... Sí, dico, andata proprio a male?
La Nàccheri. Ma sí, roba... roba da guerra!
Giuditta. Piano, per carità!
La Nàccheri. Ih che scrupoli! Non c’è poi mica d’aver tanti riguardi!
Don Camillo. Ma almeno per il professore!
La Nàccheri. Sí che vi pagherà le spese. Il fastidio, intanto, non ve lo paga di sicuro! Di due mesi a momenti.
Don Camillo. Oh che discorsi!
Poi, ipocritamente al Roghi:
Abbandona la frase, socchiudendo gli occhi, a un indulgente gesto delle mani.