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l’uomo, la bestia e la virtú 761


Paolino. Igienico, già!

Tra sé, appena il Capitano si volta:

(Io l’uccido! Parola d’onore, io l’uccido!)

Perella. Non c’è di meglio, quando uno è nervoso... Fuori, all’aperto, svaporano tutte le ubbie.

Paolino. Difatti, sí... Non... non ho dormito bene, questa notte e...

Perella. Ah! Neanche lei? Non me ne parli!

Paolino (contento, ansioso). Non... non ha dormito bene, dunque, neanche lei?

Perella (con rabbia). Non ho dormito affatto, io!

Paolino (con ansia crescente). Ah... — e...?

Perella. Che cosa?

Paolino. Sí, dico... vedo... — guardavo or ora, difatti, che lei è molto sbattuto... un po’... sí... un po’ pesto, ecco.

Perella (c. s.). Se non ho chiuso occhio, le dico! Una nottataccia d’inferno! Il caldo, forse... io non so!

Paolino. Caldo, già... ha fatto un gran caldo, un gran caldo, questa notte...

Perella. Da impazzire!

Paolino. E si sarà... si sarà alzato di letto, forse?

Perella (lo guarda, poi): Anche, sí...

Paolino. Eh, me lo immagino! Quando... quando il letto comincia a scottare... Col caldo... lí

indica la sua camera

le... le sarà parsa un forno, quella sua camera, suppongo!

Perella. Un forno! un forno, proprio!

Paolino. E ne sarà uscito, no? m’immagino...

Perella (torbido, dopo averlo guardato un po'). Sí... difatti... ne sono uscito un po’... perché... — perché a un certo punto, mi pareva proprio di soffocare...

Vedendo entrare Grazia con un vassojo, su cui è una tazza di caffè:

Ah, ma ecco qua il caffè... Brava, Grazia... — Ma come! ne porti una tazza sola? — E per il signore?

Grazia (aggrondata, sgarbatissima). E che ne so io, se debbo