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l’uomo, la bestia e la virtú | 757 |
Grazia. Che moglie e moglie! Non la guarda nemmeno la moglie!
Marinajo. E allora? Ohè! Ne sapreste forse qualche cosa anche voi?
Grazia. Lasciatemi sbrigare qua, v’ho detto!
Marinajo (ride). Ah! ah! ah! ah! Sarebbe da ridere...
Grazia. Insomma, ve n’andate?
Marinajo. Sí, vado, vado. Ritornerò piú tardi... Ma avvertitela la signora, che son venuto per la roba... che la prepari... A rivederci, eh?
Grazia. A rivederci.
Il marinajo esce per la comune. Grazia ritorna a cercar tra le pieghe della tovaglia per terra qualche piatto o bicchiere rimasto sano e, trovandone qualcuno e levandosi per posarlo sulla tavola, rifà il gesto per esprimere l’indolenzimento delle reni. Si sente poco dopo — grottescamente di nuovo esagerato il rumore del paletto tratto dall’uscio della camera del Capitano.
SCENA SECONDA
Detta e il Capitano Perella.
Grazia. Eccolo qua, che esce dalla gabbia, la belva!
Il Capitano vien fuori, tutto ammaccato dal sonno, con gli occhi pesti e un umore piú che mai bestiale.
Perella (scorgendo Grazia per terra). Ah... tu, costí? Con chi parlavi?
Grazia. Col marinajo, parlavo...
Perella. È andato via?
Grazia. È andato via.
Perella. E che era venuto a fare, a quest’ora?
Grazia. Era venuto per la roba da portare a bordo.
Pausa.
Perella. E tu non sai augurare il buon giorno al tuo padrone?
Grazia. Già! Per giunta! Eccolo qua, il mio buon giorno!
Indica i cocci per terra.