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Signora Perella (vedendo entrare Grazia dalla comune, con la zuppiera fumante). Ecco, ecco, Francesco...

Grazia servirà dalla credenza in tavola e durante il pranzo uscirà e rientrerà parecchie volte.

Perella. Finalmente!

A Paolino, rimasto dopo il consiglio dato alla signora Perella, con un sorriso involontario rassegato sulle labbra:

Oh, senta professore, gliel’avverto perché la tratto da amico! Lei mi farebbe proprio un gran piacere, se non sorridesse, quando faccio qualche rimprovero al ragazzo o a mia moglie.

Paolino (cascando dalle nuvole). Io? sorrido? io?

Perella. Lei, sí, mi pare! Ha la bocca atteggiata di sorriso anche adesso!

Paolino. Sí? Proprio? Sorrido?

Perella. Sorride! sorride!

Paolino. Oh Dio... E allora io non lo so! Le giuro, capitano, che ho proprio paura di non essere io... Perché io, le giuro, non sorrido.

Perella. Ma come non sorride, se sorride?

Paolino. Ah sí? Ancora? Non sono io! non sono io! può crederci! non sono io! Ho tutt’altro che intenzione di sorridere, io, in questo momento! Se sorrido, saranno... che vuole che le dica? saranno i nervi... i nervi, per conto loro.

Perella. Lei ha i nervi cosí sorridenti?

Paolino. Già! Pare... Sorridenti...

Perella. Io no, sa!

Paolino. Neppure io, veramente, di solito... Si vede che oggi ha preso loro cosí... Nervi!

Si mette a mangiare — Pausa.

Νοnò (a cui Grazia ha posto già da un pezzo davanti la scodella). Posso mangiare, papà?

Perella. Ti avevo detto di no!

Alla moglie:

Chi l’ha servito?

Signora Perella. L’ha servito Grazia, Francesco...