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l’uomo, la bestia e la virtú | 739 |
Paolino (come ubriacato dall’orgasmo, con grottesca aria di trionfo). E ora mi dica il signor capitano Perella, se vale di piú quella sua signora di Napoli!
Signora Perella (dopo essere rimasta lí un pezzo, esposta come uno sconcio pupazzo da fiera, si alza e si reca a guardarsi allo specchio sul divano, inorridita). Oh Dio!... Sono uno spavento!
Paolino. Sei come devi essere per lui!
E intanto si mette a nascondere gli oggetti da truccatura.
Signora Perella. Ma non sono piú io!... Non mi riconoscerà!...
Paolino. Non deve piú riconoscerti, difatti! Deve vederti cosí!
Signora Perella. Ma è una maschera orribile!
Paolino. Quella che ci vuole per lui!
Signora Perella (con strazio). Ε Νonò?... Nonò?... Io sono una povera madre, Paolino!
Paolino (intenerendosi fino alle lagrime, abbracciandola). Sí, sí... hai ragione, povera anima mia, sí! hai ragione! Ma che vuoi farci? Ti vuole lui, cosí. Non ti vuole madre! E tu la darai a lui, codesta maschera, alla sua bestialità! Sotto di essa, sei poi tu, che ne spasimi; tu come sei per te stessa e per me, cara! E tutto il nostro amore!
SCENA SESTA
Detti, Nono, il Capitano Perella, poi Grazia.
Dall’interno si sente la voce di Nonò che grida, accorrendo.
La voce di Nonò. Ecco papà! ecco papà!
Paolino (staccandosi subito dall’abbraccio e allontanandosi dalla signora Perella). Eccolo! Mi raccomando!
Signora Perella. Oh Dio... Oh Dio...
Paolino. Sorridente! Sorridente, cara! Sorridente!
Νοnò (dall’interno ancora, riprende a gridare): È arrivato pa...
quando un soave calcio del Capitano lo accompagna sulla scena, troncandogli in bocca la parola.
Spunta il Capitano Perella che ha l’aspetto d’un enorme sbuffante cinghiale setoloso.