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l’uomo, la bestia e la virtú 737


Signora Perella. Èccoti, èccoti...

Paolino. Ah... be... benissimo... sí... be... benissimo...

Se non che, la signora Perella, col volto cosí nascosto scoppia in pianto.

Che? Piangi? Ma no! Piangi? E brava, sí! Piangi adesso! Sciúpati anche gli occhi!

Subito, intenerendosi e abbracciandola:

Anima mia, anima mia, perdonami! credi, soffro piú di te, piú di te, di codesto tuo strazio, che dev’essere atroce! M’ucciderei, credi, m’ucciderei per non veder codesto spettacolo della virtú che deve prostituirsi cosí! Su, su... È il tuo martirio, cara! Bisogna che tu lo affronti con coraggio! E tocca a me di fartelo, il coraggio!

Signora Perella. Giovasse almeno!

Paolino. Cosí no, di certo! Devi persuadertene! Cosí non giova a nulla! No! Sorridente... sorridente, cara! Pròvati, fòrzati a sorridere!

Signora Perella. E come, Paolino?

Paolino. Come? Ecco... cosí... guarda...

Sorride a freddo, smorfiosamente.

Signora Perella. Ma non posso, cosí...

Paolino. Sí... sí... Ecco... guarda... Che vuoi che ti faccia per farti ridere? qualche piccolo lezio da scimmia?

Eseguisce.

Ecco, vedi?... sí, sí... cosí, eh? sí!... ridi! Mi gratto... eh eh...

La signora Perella ride tra le lacrime d’un riso convulso.

Ridi... sí... brava, cosí... ridi! E guarda, ora mi butto per terra, eh?... cosí, gattone!

Eseguisce e la convulsione di riso della signora Perella cresce.

Brava, cosí!... ridi... ridi... ridi... E ora faccio salti da montone!

Eseguisce e la convulsione della signora arriva fino allo spasimo.

Viva la bestia! viva la bestia!