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736 maschere nude


Paolino. Bene. Vai, vai, allora, amico mio! È già tardi! Il vapore è arrivato! Vai, vai... E speriamo! Speriamo bene!

Totò. Stai sicuro!

Paolino. Come vuoi che sia sicuro!

Subito, staccando:

Oh, tomba, siamo intesi!

Totò. Puoi dubitare di me?

Paolino. Mi sei amico... E il caffè te lo darò ogni mattina, sai? Puoi contarci. Vattene! Vattene!

Totò. Sí, sí, grazie. Addio, Paolino.

Esce per l’uscio a sinistra.

Paolino (va a prendere il pasticcio per collocarlo, con solennità sacerdotale in mezzo alla tavola, altare della Bestia, e tenendolo prima sollevato come un’ostia consacrata). Oh, Dio, fa’ che valga! fa’ che valga! La sorte d’una famiglia, la vita, l’onore d’una donna, Dio, la mia stessa vita, tutto è sospeso quil

SCENA QUINTA

La Signora Perella e Detto.

La signora Perella rientra dall’uscio a destra piú che mai vergognosa, con le spalle voltate verso Paolino, il capo basso, gli occhi a terra, ambo le mani parate a nascondere il seno. È scollatissima, e s’è fatti i ricci a gancio, uno in mezzo allafronte; gli altri due alle gote.

Signora Perella. Paolino...

Paolino (accorrendo). Ah! Hai fatto? Brava, brava... Lasciati vedere!

Signora Perella (schermendosi). No... no... Muojo di vergogna... no...

Paolino. Ma che vorresti stare cosí davanti a lui? E allora perché ti sei scollata? Via, giú codeste mani!

Signora Perella (c. s.). No... no...

Paolino. Ma non capisci che bisogna che egli veda?

La signora Perella si reca allora le mani al volto, sollevando di qua e di là le braccia per scoprire abbondantemente il seno imbandito.