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SCENA QUARTA

Detto, Grazia e il signor Toto.

Si sente picchiare all’uscio a sinistra.

Grazia (dall’interno). Permesso?

Paolino. Avanti.

Grazia (entrando, con voce sgarbata). C’è un signore con un involto, che domanda di lei.

Paolino. Ah, Totò... meno male! Fatelo, fatelo entrare.

Grazia. Qua?

Paolino. Qua, sí... se non vi dispiace...

Grazia. Ma che vuole che mi dispiaccia, a me! Se dice qua, lo faccio entrare qua, e basta!

Paolino. Ecco, sí... qua... scusate...

Grazia. Oh, quante storie!

Esce.

Paolino. Ingozziamo, Paolino!

Poi, recandosi in fretta a chiudere l’uscio a destra, annunzia verso l’interno:

Le paste! le paste!

Тоtò (dall’interno). Permesso?

Paolino. Vieni, vieni avanti, Totò. Cinque minuti, eh?

Il signor Totò entra tenendo nascosto dietro le spalle un involto.

Totò. Abbi pazienza: cosa delicata, Paolino. C’è pure di mezzo la mia responsabilità, capirai... quella di mio fratello... Qua c’è un innocente...

Paolino (investendolo). Un innocente? Chi? chi è l’innocente? Ah, tu vieni a dire a me che qua c’è un innocente? Lui, l’innocente? Quando siamo tutti qua, anche tu, per costringerlo a fare il suo dovere, nient’altro che il suo dovere, a costo di farmi scoppiare il cuore, dalla rabbia, dall’angoscia, dalla disperazione! Uno come me, che non ha mai finto, che ha gridato sempre in faccia a tutti la verità, costretto a usare un inganno di questo genere, col concorso d’un imbecille come te!