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Paolino. E deve farlo! deve farlo! Ma tu dici che lo farà?

Pulejo. Dio mio, procureremo di farglielo fare...

Paolino (baciandolo con veemente effusione di gratitudine e d’ammirazione). Nino, sei un dio! Ma di’, di’: come? come?

Pulejo. Come... Aspetta...

Pausa. Sta a pensare.

Dimmi un po’: mangia in casa il signor capitano?

Paolino. In casa, sí... verso le sei, appena sbarcato. Sono anch’io invitato a tavola.

Pulejo. Ah, bene. E allora... sí, dico, tu non ci andrai cosí, suppongo, a mani vuote.

Paolino. Perché? Ah, ho promesso di portare al ragazzo un po’ di paste.

Pulejo. Benissimo!

Troncando:

Senti: va’ a comperare codeste paste.

Paolino (non comprendendo ancora). Come? Perché? E tu?

Pulejo. Le porti in farmacia, da mio fratello Totò.

Paolino. Ma tu che vuoi fare?

Pulejo. Aspettami là in farmacia. Il tempo almeno di lavarmi la faccia, santo Dio! M’hai fatto perdere il sonno!

Paolino. Ah no, sai! Non ti lascio, Nino! non ti lascio! Se prima non mi dici...

Pulejo. Che vuoi che ti dica, scusa? Ti dico d’andare a comperar le paste, e dammi intanto la chiave di casa mia.

Paolino. Ma le paste sono per il ragazzo.

Pulejo. Va bene. Ma ne offrirai anche alla signora, suppongo, e anche al signor capitano.

Lo guarda con intenzione:

Mi spiego?

Paolino. Le paste?

Pulejo. Ma sí, via! Lascia fare a me. Dammi la chiave.

Paolino. No! Non te la do! Tu ti butti a dormire...

Pulejo. Ma no, fidati! Il sonno m’è passato.

Paolino. Làvatela qua da me, la faccia.

Pulejo. Andiamo, via! Mi sembri un ragazzino! Da’, da’...

Paolino (dandogli la chiave). Eccola qua. Mi fido di te, bada! Bada, Nino, ne va della vita!