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l’uomo, la bestia e la virtú 721


Pulejo. M’hai detto che torna da un viaggio di tre mesi?

Paolino. Già, sí; ma ha già toccato Napoli, capisci?

Pulejo. Ah... dove ha l’altra casa?

Paolino. Precisamente. Manigoldo! E fa sempre cosí!

Pulejo. Tocca prima Napoli?

Paolino. Napoli!

Pulejo. Bisogna che pensi allora questa sera assolutamente che ha una casa anche qui?

Paolino. Una moglie!

Pulejo. Che lo aspetta...

Paolino (avvertendo un sapor d’ironia nel tono del dottore e irritandosene). Ah, senti! Vorresti discutere?

Pulejo. No! no! Dio me ne guardi! Il torto è suo! — Ma ecco... c’è... c’è forse qualche... sí, dirò... qualche cosa di piú...

Paolino. NO: nient’affatto! non c’è altro che il suo torto, e le conseguenze di esso!

Pulejo. Già, ecco, sí... una conseguenza che forse avresti potuto...

Paolino (subito, interrompendo). Ma chi l’ha voluto? — Né io, né lei! — Questo è positivo! — Ora, scusa: chi è imputabile? L’intenzione, è vero? Non il caso. — Se tu l’intenzione non l’hai avuta! — Resta il caso. — Una disgrazia! — Guarda: è come se tu avessi una terra, e la lasciassi abbandonata. — C’è un albero in questa terra, e tu non te ne curi. Come se fosse di nessuno! — Bene. Uno passa. — Coglie un frutto di quell’albero; se lo mangia; butta via il nocciolo. Lo butti... cosí, per il solo fatto che hai colto quel frutto abbandonato. — Bene. Un bel giorno, da quel nocciolo là ti nasce un altro albero! — L’hai voluto? — No! — Né lo ha voluto la terra che ha ricevuto... cosí... quel nocciolo. — Scusa: l’albero che nasce a chi appartiene? — A te, che sei il proprietario della terra!

Pulejo. A me? — Ah no, grazie!

Paolino (lo investe subito, furibondo, afferrandolo per le braccia e scrollandolo). E allora guardati la terra, perdio! guàrdati la terra! impedisci che altri vi passi e colga un frutto dall’albero abbandonato!

Pulejo. Sí, sí, d’accordo! — Ma tu dici a me, scusa! Io non c’entro! Questo lo farà il capitano!