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716 | maschere nude |
Paolino (scattando). Ancora! Io faccio davvero uno sproposito, oggi!
Senza alzarsi, urla verso l’uscio in fondo:
Che altro avete? La voce di Belli. Abbiamo finito, professore!
La voce di Giglio. Apra! Qua si soffoca! Apra!
Paolino. Ancora un momento! Non è possibile che abbiate finito!
La voce di Belli. Ma se abbiamo finito, scusi!
La voce di Giglio. Non respiriamo piú, qua dentro! Apra!
Paolino. Non apro un corno! Correggete, e statevi zitti! L’ora non è finita.
Al dottor Pulejo:
Pulejo. Ah, se è una tua parente...
Paolino. No! È una povera donna, che soffre pene d’inferno! Una donna onesta, capisci? tradita in un modo infame, capisci? dal proprio marito! C’è bisogno d’esser parente per sentirsene rimescolare, indignare, rivoltare?
Pulejo. Ma sí... sí... però non vedo che ci possa fare io, scusa...
Paolino. Se non mi lasci finire, sfido! Mi piace, intanto, codesta tua impassibilità, mentre io friggo. Non vedi che friggo? Permetti?
Gli afferra una mano e gliela stringe fino a farlo gridare.
Pulejo (ritirando la mano). Ahi! Oh, mi fai male! Sei matto?
Paolino. Ma per farti sentire com’è quando si parla degli altri! Li guardi da fuori, tu, gli altri; e non te n’interessi! Che cosa sono per te? Niente! Immagini che ti passano davanti, e basta! Dentro, dentro bisogna sentirli; immedesimarsi; provarne... ecco, cosí...
indica la mano che il dottore si liscia ancora, movendo le dita
Pulejo. Grazie tante, caro! Mi bastano le mie! Ognuno, le sue. Ma sai che sei buffo davvero?
Ride guardandolo.