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prefazione 59


Ora, per quanto cercassi, io non riuscivo a scoprir questo senso in quei sei personaggi. E stimavo perciò che non mettesse conto farli vivere.

Pensavo fra me e me: «Ho già afflitto tanto i miei lettori con centinaja e centinaja di novelle: perché dovrei affliggerli ancora con la narrazione dei tristi casi di questi sei disgraziati?».

E, cosí pensando, li allontanavo da me. O piuttosto, facevo di tutto per allontanarli.

Ma non si dà vita invano a un personaggio.

Creature del mio spirito, quei sei già vivevano d’una vita che era la loro propria e non piú mia, d’una vita che non era piú in mio potere negar loro.

Tanto è vero che, persistendo io nella mia volontà di scacciarli dal mio spirito, essi, quasi già del tutto distaccati da ogni sostegno narrativo, personaggi d’un romanzo usciti per prodigio dalle pagine del libro che li conteneva, seguitavano a vivere per conto loro; coglievano certi momenti della mia giornata per riaffacciarsi a me nella solitudine del mio studio, e or l’uno or l’altro, ora due insieme, venivano a tentarmi, a propormi questa o quella scena da rappresentare o da descrivere, gli effetti che se ne sarebbero potuti cavare, il nuovo interesse che avrebbe potuto destare una certa insolita situazione, e via dicendo.

Per un momento io mi lasciavo vincere; e bastava ogni volta questo mio condiscendere, questo lasciarmi prendere per un po’, perché essi ne traessero un nuovo profitto di vita, un accrescimento d’evidenza, e anche, perciò, d’efficacia persuasiva su me. E cosí a mano a mano diveniva per me tanto più difficile il tornare a liberarmi da loro, quanto a loro piú facile il tornare a tentarmi. Ne ebbi, a un certo punto, una vera e propria ossessione. Finché, tutt’a un tratto, non mi balenò il modo d’uscirne.

— O perché — mi dissi — non rappresento questo novissimo caso d’un autore che si rifiuta di far vivere alcuni suoi personaggi, nati vivi nella sua fantasia, e il caso di questi personaggi che, avendo ormai infusa in loro la vita, non si rassegnano a restare esclusi dal mondo dell’arte? Essi si sono già staccati da me; vivono per conto loro; hanno acquistato voce e movimento; sono dunque già divenuti di per se stessi, in questa lotta che han dovuto sostenere con me per la loro vita, personaggi drammatici, personaggi che possono da soli muоversi e parlare; vedono già sé stessi come tali; hanno imparato a difendersi da me; sapranno ancora difendersi dagli altri. E allora,