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l’uomo, la bestia e la virtú 715


Paolino. Come a un fratello, bada! Ti parlo come a un fratello. Anzi, no! il medico è come il confessore, non è vero?

Pulejo. Certo. Abbiamo anche noi il segreto professionale.

Paolino. Ah, benissimo. Ti parlo allora anche sotto il sigillo della confessione. Come a un fratello e come a un sacerdote.

Si posa una mano sullo stomaco, e con uno sguardo d’intelligenza, aggiunge, solennemente:

Tomba, oh!

Pulejo (ridendo). Tomba, tomba, va bene! Avanti!

Paolino. Nino!

Sbarra tanto d’occhi, stende una mano e congiunge l’indice e il pollice quasi per pesare le parole che sta per dire:

Perella ha due case.

Pulejo (stordito). Perella? E chi è Perella?

Paolino (prorompendo). Perella il capitano, perdio!

Poi, piano, ricordandosi che di là ci sono i due scolari:

Perella della Navigazione Generale! Capitano di lungo corso! il comandante del «Segesta»!

Pulejo. Va bene, sí. Ho capito. Il capitano Perella. Non lo conosco.

Paolino. Ah, non lo conosci? Tanto meglio! Ma tomba lo stesso, oh!

Con la stessa aria cupa e grave ripiglia:

Due case. Una qua, una a Napoli.

Pulejo. Fortunato. Due case. E poi?

Paolino (lo squadra; poi scomponendosi tutto nella rabbia che lo divora). Ah, ti par niente? Un uomo ammogliato, e con figlio, che approfitta vigliaccamente del suo mestiere di marinajo e si fa un’altra casa in un altro paese, con un’altra donna, ti par niente? Ma sono cose turche, perdio!

Pulejo. Turchissime, chi ti dice di no? Ma a te, che te n’importa? Che c’entri tu?

Paolino. Ah, che me n’importa a me, tu dici?

Pulejo. Che è tua parente, la moglie di Perella?

Si sente picchiare ancora, forte, all’uscio in fondo.

Le voci di giglio e Belli. Professore! Professore!